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Alchimia
La Grande Opera
Il Sublime Lavoro dell'Alchimista
Breve compendio di teoria e pratica alchemica
L’alchimia trasmutativa è una scienza pratica che, partendo da una condizione iniziale di sonno della coscienza, conduce il praticante verso una sempre più vivida consapevolezza ed uno stato di libertà psicologica.
L’uomo, nella stragrande maggioranza dei casi, non è “padrone a casa propria”, ovvero non è in grado di vivere indipendentemente dai condizionamenti e dalle identificazioni che, a sua insaputa, lo “muovono” come se fosse una marionetta.
Tale condizione, paragonabile ad una sorta di autoipnosi, causa dolore e sofferenza, privando l’individuo della possibilità di andare incontro all’esistenza in maniera lucida, totale ed autentica.
Ed è questo il “peccato”. L’aver perso l’opportunità di ri-conoscersi come “altro” rispetto ad una mera accozzaglia di condizionamenti. L’aver rinunciato alla ri-scoperta del significato profondo e reale della vita, della relazione e della libertà. L’aver ceduto all’inerzia, all’entropia dell’anima e all’inganno della mente.
Ma l’alchimista non ci sta… Perché sa che la materia grezza, il piombo, può essere raffinato e trasformato in oro.
Occorre disciplina, certo, ed un incontenibile desiderio di evadere dal falso e dall’illusorio. È necessario un lavoro instancabile rivolto all’autoconoscenza e all’introspezione priva di giudizi e aspettative.
Ma cosa fa l’alchimista in pratica? Già, perché di pratica si tratta! Com’è possibile scardinare la psico-gabbia all’interno della quale siamo rinchiusi? Come fare per tagliare i fili del burattinaio che, invero, si nasconde dentro di noi?
Ovviamente non si tratta di effettuare strane operazioni chimiche, magari utilizzando antichi alambicchi, storte, provette o forni ad alta temperatura. Il laboratorio alchemico, infatti, è dentro noi stessi.
E allora? Di cosa si occupa esattamente un alchimista?
Un alchimista vive il presente, evita il divagare della mente, che oscilla tra le dimensioni illusorie del passato e del futuro, rimanendo radicato nel “Qui e Ora” (l’unica dimensione reale).
Essendo incontaminato dal senso del tempo e del divenire, rompe i meccanismi psicologici che generano rancore e rabbia (il passato), preoccupazione e paura (il futuro).
Egli cerca di essere sempre attento: osserva in maniera imparziale, neutrale e senza aspettative tutto ciò che avviene dentro e fuori di sé (anche se l’alchimista non fa differenza tra “dentro” e “fuori”, in quanto considera ogni cosa come parte di un’unica realtà).
Non esprime e non manifesta le emozioni negative (piombo). Attraverso l’auto-osservazione ne riconosce la causa e l’origine, riconducibili solo a se stesso, e le dissolve trasmutandole in un più “alto” stato d’essere paragonabile all’oro (serenità, gratitudine, pace, ecc.).
Un alchimista si assume, sempre e comunque, ogni responsabilità rispetto ad un’eventuale condizione di malessere o disagio interiore.
Per questo si guarda bene dal produrre e dall’esternare ogni forma di lamentela, di autocommiserazione, di pettegolezzo, di maldicenza o di malizia.
Non parla inutilmente e non si perde in stati immaginativi passivi. Questi ultimi, infatti, altro non sono che una forma di ipnosi o di sogno ad occhi aperti che distoglie dalla realtà e dal fulgore della verità.
Non si riconosce in nulla ed evita ogni forma di identificazione: tutto ciò che può osservare ed indicare, compreso il proprio corpo, i propri sentimenti, le emozioni o i propri pensieri, non sono per nulla riconducibili alla sua vera identità.
Egli individua il centro del proprio essere in ciò che si trova oltre ogni sistema di riferimento, al di là di ogni idea, concetto o credenza.
Pertanto si astiene da ogni forma di critica o di giudizio, in quanto questi possono scaturire soltanto da modelli mentali ben lontani da una realtà oggettiva e libera da condizionamenti limitanti.
Un alchimista si osserva nello specchio delle relazioni, cosciente del fatto che tutto è interconnesso e che ogni frammento della realtà rappresenta la totalità della manifestazione.
Ogni circostanza della vita, soprattutto se sofferta e attraversata con difficoltà, è considerata come una sorta di lezione che l’alchimista si procura, anche se inconsciamente, per poter abbandonare vecchi schemi ancora “appiccicati” al proprio essere.
Entusiasmo, fiducia e gratitudine sono tre importanti aspetti di un’unica energia propulsiva. Tale forza sostiene costantemente l’alchimista nella realizzazione della meravigliosa e Grande Opera che si è prefisso.
Il rispetto e l’attenzione (leggi anche “l’aver cura”) verso se stesso, gli altri e l’ambiente, invece, rappresentano l’azione evidente, concreta e incondizionata di ciò che generalmente viene definito Amore.
Ma tutto questo “Lavoro” dove conduce? In verità da nessuna parte, se non in quel “non luogo” dove si è sempre stati, oltre la menzogna di una visione distorta e frammentata, affrancati dalla propria falsa identità.
E così, una volta ritrovato se stesso al di là della forma e della temporalità, un alchimista supera il crudele concetto di morte nonché l’idea nefanda di nascita e separazione.
Ecco di cosa si occupa un Alchimista…


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